Nell’ottobre 2015 è uscito il libro “Caos” “un libro che contiene tutto quello che ho raccolto, scritto, annotato,  vissuto nel corso di una vita…”

Ecco alcuni stralci della prefazione del professor Vincenzo Guarracino.

Chi lo sapeva che “in Russia si bevono 2 miliardi di litri all’anno di vodka” o che “il debito Usa è di 13 mila miliardi di dollari” o che “Frank Sinatra non prese mai lezioni di canto e non sapeva leggere la musica”? O anche che “i vecchi cinghiali vivono soli” e che “li chiamano solingo” (quasi avessero una parentela che il leopardiano “solingo augellin”)? O ancora che “le tartarughe sono rimaste immutate da 200 milioni di anni” o che “i cani dei non vedenti sono solo femmine” e “I leoni si riposano 20 ore al giorno”?

Ebbene, a tutte queste curiosità risponde, per sé prima che per i suoi ipotetici “venticinque lettori”, Cristiana Isoleri, con in aggiunta molto altro ancora, in questo testo dal significativo titolo di Caos, nato chissà come e cresciuto per accumulo, “per non dimenticare”, dice, e forse anche per esorcizzare fantasmi e vuoti che ognuno si porta dentro: per crearsi un “progetto” esistenziale (come avvertiamo da un aforisma che testualmente chiama in causa il senso della vita da alimentare: “La vita ha un senso solo se riesci a dargliene uno”).

Cosa contiene? Annotazioni, curiosità, giudizi, consigli, luoghi, fatti e persone, talvolta anche date semplicemente, organizzate spesso senza ordine ma con alcuni centri tematici interessanti ben identificabili e provenienti da fonti ed ambiti diversi (viaggi, libri, discorsi).

Ma anche “degnità”, considerazioni morali, ricavate da riflessione ed esperienza, che investono verità di valore privato e personale o auspici di valore universale, cose queste che costituiscono sicuramente il meglio dell’opera (…)

Il risultato alla fine è un brogliaccio di molte cose differenti, uno scartafaccio, forse anche un diario, nato dal “progetto” di dare ordine a ciò che un ordine apparentemente non ce l’aveva, dall’esigenza di mettere a fuoco, memorizzare e conservare, in un gioco tra ragione e sentimento (“La ragione ci fa vedere le cose come sono, il sentimento come vorremmo che fossero”).

Una satura lanx, l’avrebbero chiamata i latini, ossia una “pietanza ricca e succulenta di cose differenti”, in cui l’abbinamento di intingoli è capaci di dar luogo a sapori imprevedibili, ad allettanti manicaretti, non senza a tratti una punta di acre, corrosiva irriverenza. O uno zibaldone, un contenitore di pensieri, argomenti e note eterogenee, se non fosse che Leopardi questo termine ce lo ha reso impraticabile e inavvicinabile. Meglio, dunque, un digest,una enciclopedica selezione di notizie e articoli provenienti da fonti diversi e resi “digeribili” per il lettore, che rivelano un’attitudine di ricerca e di registrazione davvero singolare che gli antichi avrebbero classificato sotto l’insegna di curiositas. (…)

Se è vero, come dice, che “l’identità si acquista giorno per giorno” e che “Noi siamo la nostra memoria”, Cristiana la sua identità di irregolare della scrittura se la conquista parola dopo parola, pensiero dopo pensiero, e alla fine si fa davvero “memoria” di se stessa: progetto infinito che cresce come una tela o un arazzo, non diversamente da tante sue opere pittoriche che chiamano in causa trame che crescono su stesse e si rivelano capaci catturare e irretire lo sguardo dell’incantato spettatore.Vincenzo Guarracino

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